Perché il nome Edizioni Trabant

di Marcello Donativi
02 ottobre 2021

Trabant601

Ma poi perché le Edizioni Trabant si chiamano così? Che significa Trabant? È questa la domanda che agita il dibattito pubblico nelle ultime settimane e, dato che ci siamo stancati di sentirlo chiedere a gran voce ovunque, dagli ascensori alle aule del Parlamento, abbiamo deciso di fare finalmente chiarezza.

È una lunga e affascinante storia. No, in realtà è brevissima.

Quando abbiamo iniziato a maturare la folle idea di produrre libri, uno dei primi nomi a cui avevamo pensato era Samizdat, come la stampa clandestina in Unione Sovietica. Avevo da poco trovato su una bancarella una vecchia copia di La quercia e il vitello di Aleksandr Solzenicyn (un libro che vi consiglierei tantissimo, se solo non fosse praticamente sparito dalla circolazione) ed ero rimasto affascinato dal modo in cui nell’Urss la gente riuscisse a leggere le opere proibite semplicemente prestandosi l’un l’altro i dattiloscritti e ribattendoli a mano. Ci piaceva l’idea di richiamarci a questa forma di passaparola artigianale.

Però il nome Edizioni Samizdat sembrava un po’ troppo complicato da ricordare, il rimando storico non proprio immediato, e oltretutto avevamo scoperto esistere già una casa editrice con questo nome.

Alla ricerca di un nome diverso, si era però ormai fatta strada nella mente l’idea di alludere in qualche modo all’Europa orientale (argomento sul quale poi non abbiamo mai pubblicato nulla, ma la vita è strana). Allora come oggi, avevo sulla scrivania un modellino in scala 1:43 di una Trabant 601, l’auto di stato della Repubblica Democratica Tedesca, un cimelio che mi ero portato dietro da un soggiorno in Romania.

La Trabant era un piccolo capolavoro di ingegneria a buon mercato. La carrozzeria era di plastica (anzi, in duroplast, ultimo ritrovato della Scienza Socialista), il motore un due tempi ridotto all’osso, tre le marce. Eppure per decenni aveva portato a spasso migliaia di persone per mezza Europa.

Avevamo trovato il nostro nome: evocava fascino per il passato e volontà di raggiungere un obiettivo senza perdersi in eccessivi orpelli.

Poi abbiamo accarezzato per anni l’idea di comprare una Trabant, e non è detto che non lo facciamo. Quando diventeremo una gigantesca multinazionale con sede a Dublino per motivi fiscali, nell’atrio piazzeremo un modello autentico di Trabant 601. Promesso.
 

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